Comunicare paleontologia

E’ vero, sono una chiaccherona.
Come tale, amo avere la possibilità di parlare, con chiunque, e quando mi viene chiesto di trasmettere la passione per il mio lavoro di paleontologa, la cosa più difficile è poi riuscire a darmi un freno.

Per un certo periodo di tempo, sono stata una guida in un eccezionale museo di paleontologia, un’esperienza che mi ha permesso di “tarare” le mie presentazioni in maniera elastica, cercando di essere il più accativante possibile in quello che presentavo ed includendo ciascuno studente nel tour.
Ho dovuto lasciare quel posto per seguire altri progetti di ricerca, e mi sono resa conto presto che quella palestra di vita mi sarebbe mancata.

E’ stato quindi un vero piacere quando, recentemente, mi è stato chiesto di riprendere a comunicare paleontologia, tenendo qualche lezione alle scuole elementari, ed anche qui ho applicato lo stesso approccio all’insegnamento: essere accantivanti ed inclusivi.

In questi giorni sto tenendo degli incontri organizzati in un istituto per ragazzi diversamente abili.
Quando mi è stato proposto, il mio primo pensiero è stato quello di non sentirmi appropriata: “sarò capace di trasmettere loro qualcosa di positivo o saranno solo schifati all’idea di vedere delle ossa? Come potranno interpretare il tempo geologico, la diversitù animale, la complessità dell’evoluzione? Riuscirò a creare in loro un felice ricordo di questa esperienza?
Quando il panico cresce, è sempre bene tornare alle basi, ed in questo caso la mia regola principale ed imprescindibile è sempre la stessa: semplificare non significa banalizzare.
Ho aperto gli armadi della mia collezione di confronto, ho tirato fuori tutti i miei attrezzi da lavoro, tutti i video, fotografie di scavi passati, tutta l’esperienza maturata nel restauro, ed ho costruito una storia.
Il gruppo ha prima preso familiarità con le ossa, toccando con mano argomenti anche molto complessi come la morfologia animale, la variabilità inter ed intraspecifica, il trofismo e la nicchia ecologica, le dimensioni ed il rapporto con l’ambiente. Poi, abbiamo affrontato la cronologia, l’evoluzione delle piume nei dinosauri e la creazione di modelli da fossili originali.

Come sempre accade quando si toccano i tasti giusti, alla fine della giornata sono i ragazzi che trascinano te nel vortice della curiosità e non il vice-versa.
Tutti sono stati felici di collaborare, ognuno a suo modo e con le proprie possibilità, dando una interpretazione logica e verosimile alle domande che proponevo. Sorprendentemente, la lezione più interessante ed apprezzata è stata anche quella più complessa: un’ora di slide alternate a brevi video. La chiave per mantenere l’attenzione è stata puntare tutto sulla curiosità verso se stessi, il proprio corpo ed il significato di certe morfologie rispetto ad altre.
Perchè il t-rex aveva le braccia così corte?” ha chiesto un ragazzo con poca mobilità ad un braccio. La risposta: “Perchè non ne aveva bisogno. Se la cavava benissimo con il resto del corpo!”
Adesso vediamo se siete mammiferi” ho proposto io, e di tutta risposta è iniziata una gara per chi riusciva a vedere più peli sul dorso della propria mano, passata poi in pochi secondi all’analisi dei capelli e poi alla lingua, con un microscopio collegato al computer, a sua volta collegato ad un proiettore che ingrandiva a dismisura ogni pulbo pilifero, il cuoio cappelluto e le papille gustative. Un ragazzo che fino a quel momento era rimasto impassibile ed inespressivo, purtroppo quasi senza mobilità fisica, ha alzato un braccio di pochi centimetri per vedere la sua mano proiettata, e mi ha regalato un sorriso del tutto inaspettato.

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Cosa resterà di questa esperienza? A me l’ennesima riprova di quanto sia radicalmente rivoluzionario parlare di scienza, ovunque e con chiunque. A loro, resterà l’emozione di essersi visti da vicino in maniera del tutto diversa, con le proprie similitudini e differenze rispetto altri altri animali, estinti o meno.

Alla persona che ha proposto gli incontri, alla cooperativa che mi ha ospitata, e soprattutto al gruppo dei ragazzi che ha così pazientemente ascoltato le mie lezioni e partecipato con curiosità agli incontri: Grazie.

Steggio

In January 2016, I began a new exciting research at the Museum of Natural History in Venice, for study mammal fossils from Steggio.
Steggio is located at west of Possagno, and it is commonly known as the natal town of Antonio Canova and for his Tempio.

In 1986, a tibial bone of a large elephant had been recovered from clay sediments. Between 1986 and 1993, palaeontologists discovered about 250 fossil remains of large mammals, such as Eucladoceros, Rhinoceros and a large bovid.
The faunal collection has been partially studied and published in Italian journals, but other important fossils are still waiting for a deep investigation.

Today, the study is going on at the Museum of Natural History in Venice, where I’m working with a small team, in order to finish the study and to present our results to a large audience in Venice and Possagno.

Unfortunately, we need help. We have no financial support for this project and I need to compare large specimens with other European collections.
Your contribution could be exential for achieve our goal!

Please, read, follow and share the project,
and support it with a small quote of money!

https://gofundme.com/steggio

You can find more details on the website (in Italian).
Information is uploaded periodically, so visit it more than once to see more photos and news!

 

 

GIS…step 1

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Che cosa è il GIS e come lavora?

Il termine GIS (o SIG = sistema informativo geografico) compare per la prima volta nel panorama mondiale nel 1968, ed include la gestione ed elaborazione di dati ed informazioni correlate o correlabili a coordinate spaziali.
Ciò significa che qualsiasi dato che riguarda un oggetto fisico può essere utilizzato per elaborazioni geografiche e, quindi, la creazione di mappe tematiche.

Il dato georiferito

Le elaborazioni più comuni in GIS utilizzano solo due tipi di dati: dati raster o dati vettoriali.
Per capire la differenza tra i due tipi di dati possiamo fare riferimento a dei semplici esempi che ognuno di noi ha sotto mano ogni giorno.

Dato raster: detta in soldoni, un raster è una matrice (tabella) in cui ogni cella contiene un unico valore. Se prendiamo ad esempio una fotografia e zoomiamo l’immagine il più possibile, ad un certo punto ci accorgeremo che la fotografia si scompone in tanti quadrettini, ognuno riconoscibile per il colore (da leggere come valore numerico), solitamente diverso dai quadretti circostanti. La totalità della figura viene persa, ma resta definita l’informazione relazionata al signolo quadretto. Quest’ultimo prende il nome di pixel dell’immagine, ed ogni pixel registra una singola informazione che, nel caso della fotografia, è il colore.
Ogni pixel è in realtà una cella di una matrice ordinata, a cui è legata una posizione in x e in y (latitudine e longitudine), come nel gioco della battaglia navale.
Il dato registrato dal pixel è sempre un valore numerico, il quale può corrispondere a cose diverse dal colore, come l’altitudine, la presenza/assenza di un corso d’acqua o di una abitazione, la popolazione presente in una data area e così via. In poche parole, può registrare qualsiasi tipo di variabile a condizione che questa sia univocamente riconoscibile.

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Con corretta dimensione e risoluzione, l’immagine appare nitida e finita, con uno zoom eccessivo appare sgranata e scomposta in singoli pixel, comunque ordinati tra loro. Il dato raster nelle mappe funziona allo stesso modo e l'”ordine” dei pixel è dato dalle coordinate ad essi associate. 

Il dato vettoriale, invece, non ha una forma finita, ma è il risultato di una funzione matematica adimensionale. Ciò significa che per quanto io ingrandisca l’immagine che sto analizzando, la figura vettoriale che ho disegnato resterà sempre a margini definiti, non sgranerà mai.
Essendo ciascun vettore una entità a sè stante, contrariamente al dato raster, ogni vettore può essere correlato a più informazioni, . Ad esempio, ad un punto sulla mia mappa posso mettere in relazione il nome della via, il numero, il CAP della località, se all’interno di una cittadina o in area rurale, quante persone abitano nella zona, ecc.ecc. Non ci sono limiti alle informazioni che io posso legare a quella entità. Le informazioni saranno registrate in una o più tabelle (matrici di dati) di riferimento.
Il dato vettoriale può essere di tre tipi: un punto, una linea o un poligono.

delirium.jpgUna località cercata su Google Map è un punto vettoriale, a cui sono associate infinite informazioni.

I dati GIS sono registrati in file. La ESRI, società leader incontrastabile nel settore, ha formalizzato i dati vettoriali nel formato shapefile (.shp), attualmente il formato più diffuso al mondo per questo tipo di dati. Uno shapefile è un pacchetto di file, composto di almeno 3 file distinti: un file .shp contenente le geometrie vere e proprie, lo shape index format (.shx) che gestisce lo zoom della feature (o vettore) ed il file degli attributi (.dbf) che contiene le informazioni (attributi, per l’appunto) relative alla singola feature. L’altro file necessario per localizzare spazialmente le geometrie contenute nel file .shp è il formato di proiezione (.prj), contenente un testo che descrive il sistema di coordinate e la proiezione geografica dello .shp stesso. Altri file possono essere correlati allo stesso shapefile, e per una lista completa si rimanda alla corrispondente pagine wikipedia.

Come detto, il formato .shp permette di registrare e gestire il dato vettoriale.
Per la gestione del dato raster, i formati comunemente più utilizzati sono abbastanza conosciuti anche nel mondo della grafica. Possono essere .png, .jpg, .tif, e le coordinate di riferimento sono registrate in un file correlato, anche questo contenente i riferimenti per la georeferenziazione del raster in un software GIS.

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My tribute to Danilo Mainardi (November 25, 1933 – March 8, 2017)

In 2014 I was a PhD student and one of the main responsible of PaiP Group. We used to organize an annual meeting before Italian Palaeontological Society Congress and that year I though to give a present to other students.
The idea was to associate the answers of two significant personalities for sciences, from two different branches of research and different background, far in terms of experiences and age. I suggested Danilo Mainardi and Luca Bindi, the old and new generation of professors of Earth and Natural Science, related to paleontological topics on diverse point of view.

The result was an extraordinary experience for me, Enrica and Antonio.
Danilo received us in a comfortable and familiar living room in Venice, and with Luca I had an informal conversation at the University of Florence. Both were friendly and opened with our simple questions and Antonio was able to edit the short speeches quickly, thanks to their ability to explain their ideas through simple concepts.
Since that experience, I have written again to professor Mainardi for share my publications, and I suggested professor Bindi for the TED speech, because in my opinion his research on cristallography show how many things are not yet discovered in our Earth.

This is my contribute to such scientists, and I can not explain how much Danilo influenced my generation and my personal sense of natural life and animal behaviour.
I have been really lucky to meet him, even though for just few hours. He inspired me and his example is an icon to follow for believe that science is the only answer to every aspect of life around us, today as well as in the past.

Watch the complete movie

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I think that Danilo Mainardi doesn’t need presentation.
He was firstly an ethologist and then an extraordinary communicator.
In his carrer, he had been a teacher for the University of Parma and the Ca’ Foscari University of Venice. His research were focused on animal behavior and the relationship between parents and outcomes, focusing on the importance of imprinting.
He is an honorary member of LIPU and was the director of the Italian Journal of Zoology.
For long time, he was present in most of Italian houses at the evenings after dinner, with Piero Angela and the most important strictly scientific transmission in tv, Super Quark.

Pellestrina, Venezia

L’isola di Pellestrina si trova nella Laguna di Venezia, tra l’isola del Lido e Chioggia.
La popolazione residente ha da sempre un rapporto speciale con il mare, tanto che fino a pochi decenni fa l’intera economia dell’isola era basata sulla pesca alternata alla miticoltura.

L’organizzazione urbana dei tre centri che la compongono, San Pietro in Volta, Portosecco e Pellestrina, si è sviluppata trasversalmente alla lunghezza dell’isola, con case tipicamente strette ed affiancate le une alle altre, e terreni che collegano il lato mare (“marina”) con il lato laguna (“riva”).

Grazie ai dati pubblicati dal Comune di Venezia è stato possibile realizzare un modello di elevazione del terreno (DEM) a risoluzione 10 metri/pixel. La tavola cartografica realizzata in QGIS nell’immagine qui di seguito proposta, a destra, viene messa a confronto con l’immagine satellitare estratta da Google Earth, aggiornata al 2016.
Dall’immagine si vede che la maggior parte delle abitazioni si trovano a meno di 3 metri di altezza s.l.m..

Oggi, la parte rivolta verso la laguna (in foto) è stata completamente messa in sicurezza con la costruzione di una vera e propria riva. Un sistema sotterraneo di pompaggio permette all’isola di non essere invasa dall’acqua durante le ondate di marea, come accadeva invece prima dell’edificazione e sollevamento della strada (vedi foto).

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La parte più elevata dell’isola, ad eccezione di alcune abitazioni, è costituita dal murazzo (o “monton”) a circa 5 metri dal livello strada. Questa struttura, sorta già durante la Serenissima Repubblica di Venezia nel 1744, è ancora oggi fondamentalmente l’unica difesa della laguna dalle mareggiate. Il suo cedimento, nel 1966, ha portato all’evacuazione dell’Isola ed a successive opere di ripristino e rafforzamento.

Software utilizzati:
QGIS 
Google Earth Pro
GIMP
 
Sources:
Comune di Venezia
A.C.S. Murazzo: "Invito all'Isola di Pellestrina"
www.pellestrinaturismo.it

 

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Venezia a raggi X

L’altro giorno mi sono imbattuta in una rappresentazione della rete stradale di alcune grandi città in bianco e nero, dando così l’impressione di essere ai raggiX e ho pensato di fare lo stesso per Venezia.

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Ecco come appare il tessuto urbano di una città cresciuta sull’acqua in secoli di storia. A venezia nulla si crea e nulla si distrugge, nulla cambia e sono le persone ad adattarsi alla città, non il contrario.

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A venezia, tutti si muovono in una corrente fluida non seguendo le arterie principali, ma capillarizzando il cuore della città, 500 anni fa come oggi.

Notate delle differenze?
http://www.citylab.com/housing/2017/01/x-ray-your-citys-street-network-with-a-bit-of-code/512714/?utm_source=SFFB

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Doha

Google Earth Pro consente di analizzare le foto satellitari in un lasso di tempo variabile a seconda dell’area della Terra che stiamo osservando. Le potenzialità dello strumento di “scorrimento temporale” sono moltissime.

Nel video qui caricato abbiamo voluto mostrare la costruzione di un nuovo quartiere nella città di Doha, in Qatar. Affacciato al Golfo Persico, questa nuova penisola è stata costruita intermante dal nulla, bonificando una parte di mare solo il tempo necessario a creare le fondamenta dei grattacieli e le reti stradali necessarie alle nuove costruzioni.

Ad oggi il progetto non è ancora concluso, ma l’intera area è già funzionante, come si vede dagli ultimi zoom creati durante la navigazione.

 

Visualizza il video nel canale youtube: https://youtu.be/gAs8LiIZFyw

 

Software utilizzati:
 Google Earth Pro
 GIMP
 Movie Maker

Sources:
 Musica: Alexander Blu, Terra Incognita

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