L’areale di una specie vivente viene solitamente calcolato usando strumenti come il monitoraggio attraverso collare e photo track.
Per le specie fossili, invece, la dispersione della specie non è altro che una stima, ottenuta incrociando diverse fonti di informazioni. La prima, ovviamente, è dove sono stati recuperati fossili di una tale specie in uno stesso periodo. Poi, viene considerata l’altimetria, le abitudini alimentari, l’associazione con altre specie, ecc.
In questo modo si può delineare più in dettaglio dove la specie viveva in un certo momento, ed è possibile inoltre ipotizzare dove sarà più probabile trovare altri resti fossili di quella data specie.
Nell’esempio seguente, i siti di rinvenimento della mitica tigre dai denti a sciabola sono stati messi in relazione a dati altimetrici e al limite del permafrost durante l’ultima parte del Pleistocene.
Smilodon fatalis
L’areale di questo animale probabilmente comprendeva tutto il subcontinente nordamericano, arrivando fino ad una quota di 2.000 metri sull’attuale livello del mare.
Smilodon gracilis
Questa specie invece è meno rappresentata nel record fossile. Il suo areale si espandeva tra i 26-40° di latitudine nord (con l’unica eccezione del reperto in Venezuela. Inoltre, la maggior parte dei reperti sono stati recuperati al di sotto dei 200 m sull’attuale livello marino. Per questo motivo, è stato applicato un filtro differenziale per l’altitudine che ha ulteriormente contribuito a migliorare la definizione del range probabile per questa specie.